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Pensieri e note

Fede

“Fede” è la parola più usata dagli afroamericani che, negli anni ’80, vivono per la strada cantando, ballando, andando alla messa protestante con il vestito bello della domenica.

Mentre il cantante bianco di turno intona un canto soul, loro gli vanno dietro e gli fanno da coro sul ritornello. Poi il cantante, nel video ufficiale del canto su MTV, ringrazia e abbraccia quei piccoli negretti felici e quelle grosse negrone ciccione e guarda al cielo. Ringrazia il grande Demiurgo per i soldini che gli stanno per arrivare, perché lui ha fede nella sua etichetta multinazionale.

Vedendo il video su MTV, spaparanzato sul mio divano nel mio abito bello della domenica, ho capito che “avere fede” è vedere il bianco nel nero bianco in mezzo ai neri che se ne va via col suo bel portafoglio pieno.
Che messaggio nobile.

Purtroppo, quando mi alzo dal divano, guardo fuori dal mio salotto/cucina open-space e vedo la realtà: in giro non c’è un cane.
La vicina di casa matta urla mentre fuma la sua quarantacinquesima (circa) sigarezza sul balcone, sola.
Dove sono quei simpatici negretti? Dove sono i ricchi bianchi filantropi? Dove sono tutti?

Sono solo, chiudo la porta e scendo le scale, penso che la fede sia una cosa strana.
Se dici di averla, devi anche dimostrarlo.
Salgo in macchina per andare a messa e penso che è facile fare così e dire di avere fede.

E’ ancora più facile, credo, dire di non avere fede e non fare così, quindi rimanere in casa tutta la domenica a giocare con l’X-Box in pigiama, col letto sfatto e le patatine che ti fanno compagnia sul sofà, che tanto il tempo è poco, “oggi è domenica, domani si muore”.

Quello che è difficile è stare lì in mezzo, senza essere ipocrita o sentirsi tale.

 

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