Guardo al passato perché non so guardare il mio presente.
Lasciai la mia casa, la mia storia, la mia vita a brandelli, cercando solo un tempo migliore.
Proprio adesso, che è giunta l’ora di guardare al mio futuro, esso é distante da me.
Lontano da me, dalla mia storia, da quel Golgota dove tutto mi attendeva.
Non ho mai pensato alla nozione di “oggi”: per me è un continuo scorrere del tempo come acqua di un fiume, come onda del mare che si infrange sullo scoglio.
Ho provato a camminare sulle acque dei giorni, sprofondando e rischiando di affogare.
Arrivò l’ora di nuotare e immergermi in questa morte.
Io, inorridito, tornai sulla barca e nel porto sicuro dei pomeriggi oziosi, fino all’ultima alba.
Solo oggi, seduto sul molo, annoiato dal vento e dall’arsura, vedo tornare a galla ciò che il tempo ha portato via, ciò che è nel mare: la memoria dell’umanità, i nostri ricordi.
Riaffiora ciò che nel mare abbiamo lanciato per dimenticarcene.
Riaffiora, galleggia e le onde lo spingono verso di noi.
Vorrei riprenderlo, provare a riutilizzarlo, ma ormai il sale, l’acqua, il continuo cozzare contro il fondale lo hanno rovinato.
Riaffiora ciò che più per me è importante, che reputai inutile e gettai in mare come una pietra, per puro diletto, e solo ora trovo in esso un tesoro di inestimabile valore
Vorrei tuffarmi per andarlo a riprendere.
Ma come potrei? Comincerei ad affondare.