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Poesia

Dieci

Ogni giorno, che so, potrebbe essere l’ultimo.
Ogni vita, che so, potrebbe essere l’ultima.
Dieci anni, come dieci vite, finiscono in fretta.

Se guardo indietro, muoio e un altro vive.
Se guardo avanti, l’altro vive in me e io muoio in lui.
Dieci anni, come dieci crisalidi, sono le mie ore.

Passerà anche questo decennio, tempi migliori
che non so se attendere o lasciare andare.
Dieci anni, come dieci bozzoli, seccano in poche ore.

Una farfalla vive in un solo giorno.
Io vivo decine di vite e molte più morti.
Dieci anni, quanti ne posso contare con queste mani.

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Poesia

la mia barba

la mia barba
è un tesoro
la nascondo
da voi

che non capite
il valore
ciò che è
per il futuro

come roccia
essa poggia
sulla faccia

io la rado
non di rado
perché è santa

la mia barba
è un segreto
che non scoprirete
mai

che non vedete
la realtà
dietro a quella
modernità

come roccia
essa poggia
sulla faccia

io la rado
non di rado
perché è santa

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Pensieri e note

Di nuovo qui

Sono di nuovo qui, dove mi trovavo già tanto tempo fa.

Ho tentato di tornare qui altre volte, in questi due anni, e non ci sono riuscito.
Le rare volte che sono riuscito a forzare la porta, mi sentivo male, come un ladro che forza la porta di una casa altrui, e me ne sono andato senza entrare.
Non era quello il momento, non era quello il modo, non era quella la via.
Questo posto, però, è casa mia. Perché mi sentivo così?

C’è voluta una vertebra rotta per tornare. Anzi, non solo, ci sono voluti anche 2 mesi abbondanti di noia mortale, in cui ho perso tutta la dolcezza e la voglia di tornare, mi sono allontanato da me, da questa fottuta casa, da questa strada che sto percorrendo senza arrivare mai.

Ma tu mi chiami qui e forse è la mia intera esistenza che mi porta qui.
Forse chiami il mio cuore come il profumo di un fiore attira le api.
E’ qui che cerco il nutrimento, è qui che avviene il miracolo della trasmigrazione, qui dove perdo la mia speranza, qui dove mi trovo misero, qui dove cerco la consolazione nella fine.

Qui tu mi vieni a trovare.
Tu mi vieni a cercare, tu mi vieni a sollevare, tu mi vieni a parlare, e il mio cuore vuole tanto ascoltarti, è terra secca che attende l’acqua.

A chi non crede che qui ci sia la propria casa, a chi pensa che l’accoglienza qui nasconda una fregatura o che sia dovuta al perpetrare un buonismo velenoso, non sarà mai chiaro.
A loro, che non sentono la propria sete, che non la considerano, e bevono coca-cola e si alcolizzano invece di cercare l’acqua, non sarà mai chiaro.
A me, purtroppo, ora lo è.

Purtroppo. Perché per me non vorrei altro che starmene in pace a riempire il mio vuoto con le solite cazzate, sorseggiando il mio calice di veleno addolcito davanti ad un videogioco e aspettando la fine.
Però tu, cazzo, tu ci sei.
Qui, ora, ci sei, e non posso coprirmi ancora gli occhi o girarmi dall’altra parte, perché tu con me non lo hai fatto.

Sono di nuovo qui, dove mi sono trovato tanto tempo fa.
E tu sei di nuovo qui, dove ti cerco da sempre.
Domani chissà dove sarò.

“In breve, Dio è la fonte di vita per l’uomo e gli dà la forza di fiorire nell’amore e nella fedeltà. Lontano da Dio l’uomo non è che una terra arida e senza acqua, votata alla morte; egli quindi sospira verso Dio come la cerva anela all’acqua viva. Me se Dio è con lui, egli diventa come un giardino che possiede in sé la fonte stessa che lo fa vivere”
(M.-E. Boismard)