Lo so, sembra una frase da ragazzino ribelle che vuole passare tutto il tempo davanti ai videogiochi.
Il fatto è che, per me, leggere è proprio noioso.
Non fraintendermi, io leggo abbastanza: il mio problema è che non ho pazienza.
Sono abituato ai ritmi veloci di quegli stessi videogiochi che adoravo quando ero un ragazzino ribelle.
Sono abituato all’intensità dei film thriller e drammatici, alla crudezza dei film horror e alla morbosità che accomuna tutte le produzioni degli ultimi anni.
Sono abituato, ed è difficile andare contro quello che un’abitudine ti porta ad essere: pigro.
La pigrizia è la pricipale nemica della gioia, per lo meno nel mio caso.
Spesso l’essere sempre “spompo”, senza stimoli, mi fa venire voglia di trovare stimoli ovunque, anche dove e quando non conviene cercarli.
Quando la pigrizia sopraggiunge, la noia tinge di grigio tutte le cose. E’ molto peggio della nebbia, perché almeno la nebbia nei quadri di Monet aveva una propria raffinata bellezza.
La noia di cui parlo non è malinconia, ma è rabbia. E’ insoddisfazione. E’ un seme di cattiveria e indisposizione verso la vita e gli altri.
E’ un lento calare preso nelle sabbie mobili di una tenue esistenza, e allo stesso tempo è un miraggio.
Basta poco: è sufficiente affrontare questa noia per capire quanto essa sia effimera, per fortuna!
Di solito, quando mi accorgo di essere sopraffatto, prendo un paio di scarpe comode e le chiavi della macchina, quindi inizio a girare per la campagna.
Che bella, la campagna. Mi fa capire il contrario di questa noia non è il “fare qualcosa”, ma è l’essere capace di attendere.
La differenza, alla fine, è la stessa che c’è tra la speranza e la disperazione.
Alla fine, a me piace leggere.
Anche se è noioso, non è sempre facile e spesso è meno divertente che giocare ad un videogioco o guardare un film o una serie.
Ci vuole parecchio impegno, bisogna sviluppare una minima ritualità e, soprattutto, aprirsi ad esso: mentre lo leggi, è il libro che scrive la sua storia dentro di te.