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Pensieri e note

Per carità

Una vita tranquilla, senza troppi impegni, che scorre lenta e serena, senza problemi, senza intoppi, senza… una meta.
Viaggiare, viaggiare, viaggiare.
Una vita leggera, come una foglia nel vento, oppure veloce come un piccolo pesce che sa nascondersi tra i coralli, a riparo dagli squali.
Una vita di zucchero, senza zucchero, col giusto zucchero, non nauseante, non amara, non aspra, giusto una zolletta nell’immenso sorso di tè nero che è la vita.

E’ a questo che dovrei ambire?
E’ a questo che ambisco.
E’ a questo che dovrei ambire.
Eppure non posso.

Non posso più ambire ad una vita tranquilla, senza troppi impegni, che scorre lenta e serena, senza problemi, senza intoppi, senza una meta, senza peso, senza sapore.
Non posso più accontentarmi di cose così alte, di cose così grandi, così ricche, così maestose come un palazzo regale, un tesoro antico o la Luna.

Ciò a cui il mio cuore ambisce è lo sguardo del vecchio.
Ciò a cui la mia mente ambisce è la mano del malato.
Ciò a cui la mia vita ambisce è il sorriso di un bambino.
E io non sarò mai così grande, ma ho una grande speranza.

Una speranza grande come quella solitudine, quella sofferenza, quella debolezza.
La speranza nella cosa che tutto copre, tutto sopporta. tutto crede,

E’ quella cosa che smuove, che affida, che entusiasma, che guarisce, che scioglie, che guida, che pondera, che dà sapore a questa vita così sterile e fertile.

Una vita che serva.

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Poesia

Moglie

vorrei chiederti
se mai sarai
con me per sempre

se mi ami
e mi amerai
dal punto di non-ritorno

ritornare
e, insieme, salire,
lentamente

più di quanto sai
accettando la delusione
che ti darò

entusiasta
e piena d’amore,
come una madre

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Poesia

E’ sceso il buio

Tapparelle abbassate
per nascondersi
o per dormire

Averti accanto
per amarti
o per amarmi

E’ difficile
non essere
così egoista

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Pensieri e note

Battere la morte

Un amico una volta mi disse: “Amare significa dare la vita all’altro, ma per poter dare la vita prima devi averla te, la vita”.

Non è vero che la morte è l’ultima parola, specialmente se la morte non è la tua ma è di chi hai accanto: tu puoi ridare la vita a chi è morto, solo che prima devi essere vivo te.

Che fregatura.

Sembrava tutto bello quando eri bambino, quando a San Valentino portavi una scatola di cioccolatini/un orsetto di peluche alla bambina che ti piaceva (e regolarmente rimediavi un 2 di picche), prima che i tuoi genitori smettessero di sembrarti un principe e una principessa e iniziassero a sembrarti il re degli stronzi e la regina delle rompicoglioni.

Oggi che di anni ne abbiamo 25 facciamo così fatica ad amare, che essere galanti è solo un anelito lontano, come fare un viaggio in Giappone o licenziarsi per vivere d’arte.

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Pensieri e note

Il centro del mondo

Un amico una volta mi disse: “Amare significa dare all’altro ciò che non puoi dargli”.

Amare non è mica facile: sembra ci voglia della costanza, energie sufficienti per non arrivare stanchi a casa alla sera, denti bianchissimi per sorridere al tuo nemico e per distogliere la sua attenzione dal tuo sguardo affaticato.

Amare non è semplice, non quanto dire “no” a una tentazione, non quanto dire “ci vediamo domani” e infischiarsene della sorte.

Vorrei amare, ma se sono il primo io a rimetterci, ne vale la pena? Vale la pena di essere messi da parte, essere schivati, non essere più il centro del mondo – non dico degli altri, ma neanche del proprio?

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Pensieri e note

Signore non sono capace

“Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un’azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, colpito da un’ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo…

Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, e che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, donare, sempre donare… e darmi!

Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi…

Ogni giorno mille frammenti di vita da donare, in mille possibili gesti d’amore, che più non si vedono tanto sono abituali, e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un’offerta e perché un giorno io possa dire in verità: Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.

E’ ciò che desidero, Signore, ma non ne sono capace… non posso farlo, lo so, ed ho paura.

Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.

E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.

Fa’ questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata, perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l’eternità.”

Michel Quoist  (fonte)

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Pensieri e note Poesia

L’immenso

Ti guardo,
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta.

Ti guardo,
mi nascondo anche io,
mentre tu, dietro il velo,
chiudi gli occhi.

Davanti a me
l’immenso mi guarda, mi ascolta,
e io ho paura
di venir meno:

Venir meno
di fronte a te,
di fronte al mondo,
di fronte all’immenso

che non so immaginare.
Non so parlare,
né scrivere,
né disegnare.

Non so guardare
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta

e al pensiero
di salpare per questo
immenso, ignoto mare
mi sento debole,

incontinente, misero.
Partirei solo
per cercare un rifugio
lontano dalle mie nudità.

Eppure è qui,
sulle rive di questa
immensa esistenza
che ho incontrato il tuo sguardo,

e il tuo sguardo,
pieno di attesa,
di pudore, di dolcezza
mi ha amato.

Mi ricopristi
col tuo velo,
mi sollevasti
e mi baciasti:

“Quanto ti ho atteso
per tutti i miei giorni,
e ho atteso te

e l’infinito giorno,
pieno d’ogni bene,
con te è giunto”

Ti guardo,
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta.

Tutto di te conosco,
e amo te,
che come pioggia
ami lo sporco fango,

e nella mia morte
trovo lo stupore e il compimento,
e nel fallimento d’ogni giorno
trovo nuova vita.

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Pensieri e note Poesia

Avanzi

Dimenticai
ciò che per paura
seguisti in ciò che chiamano
“gioventù”
ogni caduta, cedimento,
incertezza, bestemmia, bruttezza

I tradimenti, la cupidigia
le menzogne, la vergogna
serpenti che morsero
coloro coi quali li cinsi,
“gioventù”
il mondo giustifica
solo per gioco

Dimenticai
ciò che ora non vuoi più
che il tuo mondo veda
“gioventù”
perduta, lontana, acerba,
nascosta, errante, immatura

Fedele,
non ti ho mai tradito
e se mi hai mentito
ricordo
soltanto una promessa
“gioventù”
acerba se non sai aspettare,
l’attesa logora
chi non sa cosa volere

Ricordo
soltanto una promessa
e generazione su generazione
è sempre rimasta la stessa
i figli
la terra che accoglie il seme
e, fertile, germina,
e genera una nuova speme

Il cammino è lungo,
la morte è una tappa
verso la terra dei vivi
chi vuole restare
resti,
sotto la terra dei morti
ma chi vuole amare
avanzi
oltre il confine eterno
abbondi e danzi

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Pensieri e note

Riflessioni sulla Pasqua

La Pasqua è la festa dei colori. No, ma dai. Non so dove l’ho letto…
E il Natale è la festa della bontà.
Ferragosto è la festa del Sole, Tutti I Santi è Halloween, la Festa dell’Immacolata è… boh!

Così il mondo d’oggi cambia nomi alle feste, come per festeggiare qualche oggetto o sentimento…
Da aspirante cristiano (o meglio, da battezzato in corso di cristianizzazione), cresciuto in una società dall’esteriorità cristiana cattolica, cerco di capire le feste che la tradizione della Chiesa porta avanti.

Il mondo, da prima che io nascessi, ha iniziato a frenare. Non vuole più girare come è girato fino ad ora.
Non che girasse grazie a qualche festa inventata dalla Chiesa, certo.
Non che non fosse prevedibile che il mondo, fondamentalmente laico e atarassico, avrebbe cercato col tempo di tagliare i ponti con una cultura “di parte”.

Il mondo, da 25 anni a questa parte, si è praticamente fermato. Ora, il verso in cui girare, lo vuole decidere lui.
Via tutti i simboli, le ricorrenze, le tradizioni, però senza offendere: nessuno vuole perseguitare nessuno.
Chi non conosce la cultura cristiana, però, ha iniziato ad aver paura di offendere chi, questa cultura, non la vive.

Il mondo, certamente, tra altri 25 anni sarà ancora fermo. Si può frenare, si può resistere. Ma non si può impedire che la fisica faccia il suo lavoro.
Fermare un pianeta farà gelare una parte e bruciare un’altra, a meno di non far girare il Sole intorno alla Terra.
Il mondo, questo, lo dimentica, quando dice che i Cristiani credono ancora al geocentrismo.

Per noi cristiani, il Sole è uno, il Sole è fisso, e il Sole è una metafora di quella luce più grande che noi vediamo nella nostra vita, e che cerchiamo quando siamo al buio.
E’ una poesia, questa esistenza. Si basa su allegorie, su rimandi, su parallelismi evidenti come una montagna, un oceano o un cielo stellato.
Non è solo estetica, è un’esperienza, è avere radici, è avere legami più profondi con la realtà, di quelli che l’apparenza sola lascia intendere.
E’ la continua speranza in una vista nuova, ed il saper usare bene questa nuova vista quando la si ottiene, senza lasciarsi accecare dalla cataratta del tempo che passa e dalla morte che viene.

Il tempo che passa, le metafore che collegano la vita mia e quella del mondo, e il Mondo che gira e il Sole che sorge e tramonta: ricordiamoci di quanto sta nel mezzo.
E nel mezzo, probabilmente, ognuno ha vissuto l’attesa e il compimento, la soddisfazione e la delusione, la morte e la vita, il dolore e la consolazione, la ricchezza e la miseria.
Cos’è dunque questa Pasqua, che noi Cristiani NON chiamiamo “festa dei colori”?

Non lo so, cos’è per te la Pasqua.
Per me è il giorno in cui mi ricordo che l’Amore è ciò che rende compiuta un’attesa, soddisfa le delusioni, fa rivivere nella morte, consola nel dolore, arricchisce i miseri.
E’ il giorno in cui mi vedo allo specchio, e vedo che se provo a fare da solo, per dovere o forza di volontà o fissazione, ciò che l’Amore solo può fare, sono destinato ad attendere in eterno, alla delusione, alla morte, al dolore e alla miseria.
Magari il tutto in un solo fatto, come un tradimento, una violenza o un fallimento.

Per me la Pasqua è il giorno in cui la Chiesa ricorda la Risurrezione di Gesù, e mi invita a vedere in ciò la mia vita.
Dai motivi di questa Risurrezione, prende senso la festa della Pasqua, e di tutto il periodo pasquale.

Il mondo è fermo, ormai, e pretende che sia il Sole a girare intorno a lui.
E’ come quando gli antichi popoli facevano sacrifici per chiedere al dio/dea di turno di fare andar bene il raccolto, riuscire nell’impresa amorosa, stare in salute e tutto il resto.
E’ volere che sia la divinità a star buona, sperare nella sorte, andare a tentoni nella metafisica, credere solo in “sé stesso” (salvo quando “sé stesso” si ammala e si rivela per la sua fragilità).

E’ volere che sia la sorte a piegarsi a noi, solo per paura.
Non è volere che sia la sorte a piegarsi su di noi, per amore.
E’ questo che rende incredibile la Pasqua, nel suo significato.

La festa c’è, e non credo che nessuno si offenda per una festa che celebra l’amore.
Anzi, celebra QUELL’amore che praticamente non esiste nelle relazioni umane, e che ha dato inizio ad una nuova cultura, due millenni fa.
Il sapere che quella sorte, quel mistero, quel “perché” ha un volto, ha un nome, è esistito e nella fede esiste ancora: quello è il motivo per cui la Pasqua noi la viviamo manifestamente.

Il mondo può fermarsi, ma il Sole non si sposterà.
Quando il mondo si troverà mezzo congelato e mezzo bruciato, forse tornerà a girare intorno al Sole.
Il Sole tornerà a beneficarlo, anziché a danneggiarlo.
Così è sempre andato, così sempre andrà.

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Pensieri e note

La mia regola

Vuoi tu
essere per me
regola?

Vuoi tu
passare la tua vita
ad essere evasa,
spezzata,
così poco rispettata?

Vuoi tu
diventare mia
pietra d’inciampo,
mio scandalo?

Vuoi tu, amore,
aprirti alla vita
e alla sua delusione?

Io lo voglio,
che tu sia per me
misura e bastone
per i miei passi claudicanti.