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Pensieri e note

Dov’é finito il sole

Non nasconderti dietro una paura
Che quella passerà
E tu rimarrai ostinata
Senza un posto dove andare a nasconderti
E lo vedranno tutti

Non nasconderti dietro a una passione
Che quella é fatta
Per passare insieme a te
Senza nulla di importante da decidere
Ti ritroverai annoiata, senza vita

E dimmi
Dov’é finito il sole,
Che i tuoi occhi sono annuvolati
E se piove
Anche dentro la tua stanza
Forse c’é un buco nella tua corazza

E anche se
Non c’é più il sole
Non vuol dire che non tornerà
E se non é pioggia
Ció che scende dai tuoi occhi
Forse é un ghiacciaio che si scioglie nel tuo cuore

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Pensieri e note

La libertà del cane

Esauriamo il nostro ciclo,
Donne
E saremo libere

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Vedente non-guardante

Occhi,
occhi grandi,
occhi più capienti di un pozzo
e più profondi di un bicchiere
occhi neri come il petrolio, o
occhi chiari come il ghiaccio.

Occhi,
occhi grandi,
come i miei, che hanno visto,
e occhi che non hanno voluto guardare,
occhi che ancora si pentono
e aspettano un nuovo pianto.

Occhi,
occhi che sembrano grandi,
occhi che sono solo più gonfi,
occhi che non guardano,
proiettano ciò che sono
occhi pieni e bicchieri mezzi vuoti,
lacrime mai bevute e dolore mai versato:
aspetto.

I miei,
aspetto di svuotarli
da questo vuoto
e di riempirli
di pienezza,
di bellezza,
di te.

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Quelli che il Natale è una festa pagana

Fanno festa delle zucche,
gli zombi mascherati e i bambini fatti cretini.

Tutti pieni, zucche vuote,
bellezza dello stare insieme
come di una showgirl cinquantasettenne con la maschera di silicone e la parrucca.

Un bagliore nella notte, e un boato, mi svegliano:
miccette brillanti e campanelli squillanti, eccoli che arrivano.

Verranno anche da me, finalmente!
Ho aspettato tanto questa patetica farsa, che il mio cuore aveva quasi ripreso a battere.

La dolcezza di queste caramelle è una deliziosa amarezza,
vedendo questi limpidi fanciulli risalire virtuosamente la tromba delle scale.

“Dacci un po’ di dolcezza”, mi chiedono con occhi miserevoli e succosi,
riempiendomi quindi di botte con una mazza da baseball, comprata con un soldino in un negozio cinese.

Finalmente anche io ho un buon travestimento da carcassa.

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Il paese è ideale

Il mio paese non è reale: noi adoriamo la luna, bianca di latte. Vegliamo la notte, la fissiamo, la cerchiamo, sotto di essa, tonda, balliamo nelle nostre notti selvagge. E noi non pensiamo al giorno, col sole che, caldo, ci fa sudare, ci brucia la pelle, ci colpisce forte le nostre teste saccenti. Neppure la sua luce perfetta ci fa paura, perché i nostri occhi non la possono reggere, ma soltanto fuggire: meglio allora la candida e bellissima luce lunare, con la sua leggerezza superficiale. Qualcuno dice “attenti, perché c’è il lato oscuro!” ma non sanno che è lì che viene il bello. O forse, credono di saperlo, quei bigotti! Noi ci rifugiamo lì, perché noi lì siamo lontani dal dolore della nostra vita. Forse.

 

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Canzone di spade

Ogni giorno un sole nasce
e io come luna svanisco nel cielo
con una dose di grazia
e una di sogno sparisco nel vuoto

Che importa svegliarsi
se tanto l’essenza dei fatti rimane la stessa
Perdendo la vita
si vive ma chi non la perde è perduto e resta

Canzone di spade
canzone di lacci di pelle come cappio al collo
canzone non senso
canzone di giorni subiti vissuti nel sogno
canzone di aneliti andati
canzone di sogni sfumati al tramonto
canzone di poveri fessi
canzone stonata di un cuore vagabondo

È notte e di nuovo si parte
io cacciatore spolpo la selvaggina
e come sciacallo mi nutro
guardando negli occhi di questa chimera

La fata morgana del nulla
che mi accompagnava è scomparsa da un’ora
La crisi è arrivata
e morfina il dolore dolcemente cura

Canzone di spade
canzone di lacci di pelle come cappio al collo
canzone non senso
canzone di giorni subiti vissuti nel sogno
canzone di aneliti andati
canzone di sogni sfumati al tramonto
canzone di poveri fessi
canzone stonata di un cuore vagabondo

E adesso che sono cosciente
mi chiedo come fai a resistere ancora
senza quello spicchio di morte
che lentamente la vita consuma

corrotto da acidi brividi
e consolato dal mio folle gesto
cullato dal vento io cado
sparisco e fallisco nel mio esser perfetto