Categorie
Pensieri e note

La mia cura

Effetti collaterali
del prenderti a stomaco vuoto:
vertigini, tachicardia,
aumentata sudorazione.

Sei la mia cura,
mi guarisci
più volte al giorno
lontano dai pasti
e prima di dormire.

Cura il mio male,
male d’amore,
amore mio,
che amare non so.

Categorie
Pensieri e note

Io non sono ciò che scrivo

Che cosa rimane davvero? Cosa dà frutti? La parola? La parola scritta? Il pensiero? La digressione filosofica? La pubblicazione dei miei saggi in tutte le lingue sulle migliori riviste?
Tutto questo é desiderabile, ma é, spesso, sterile: spesso a muovere le nostre dita sulla tastiera e le nostre biro sul foglio é la vanità, e non l’espressione di una ricerca.

Forse la preghiera, il gemito di dolore o il lamento della nostra anima, la richiesta silenziosa nel nostro cuore di poter essere partecipi di una pienezza che possiamo solo desiderare col nostro corpo, questo rimane davvero, anche se a noi non sembra: come un seme gettato in un soffio di vento. Il vento che passa quando deve, il seme che va dove forse non andiamo noi.
Seme che, se il vento vuole, cadrà su terra fertile e darà frutto.

Categorie
Pensieri e note

Amare

Non é cercare,
non é trovare,
non é prestare
e pretendere indietro.

Non é un ricatto,
non é scopare,
non é parlare,
parlare e parlare
per mettersi al centro
di un’altrui attenzione.

Amare
é il contrario
di spensieratezza:
é pensare, e capire
che é inutile
capire chi hai accanto,
ma ha senso squarciarsi
per partorire,
salvare, nutrire.

Amare
é amarezza,
é lasciarsi immolare,
esser stupidi, pazzi,
fidarsi di chi (certo)
ti farà morire.

Amare
é aspettare,
non aspettarsi granché:
stupore gratuito,
foraggio per il cuore
che torna a galoppare.

Amore vero
(però)
é essere amati
quando non sei più capace
di amare.

Categorie
Citazioni

Tornare bambini

Lascia, abbandona tutto quello che comprendi
Ritorna alla terra dell’arcobaleno
Dove il sole é basso e il vento soffia
E il tempo, lui si muove così lento…

Matisyahu

Categorie
Pensieri e note

Questa è la mia prigione

Lo so, Padre, ho sbagliato.
Sono stato ingenuo, vigliacco, bugiardo, ma non sono mai stato un violento.

Qua dentro l’aria puzza di sangue e merda, di lacrime.
L’odore di Cif sul pavimento non basta a coprire questa puzza metifica.

Solo un alito di vento.
Solo un alito di vento può cambiare l’aria qua dentro.
Aria fresca, aria pulita, in questa periferia dimenticata da tutti.
Forse anche te, Padre, ti sei dimenticato di noi?

Un alito di vento sta entrando tra le sbarre della finestra nell’atrio, di fronte alla mia cella.
Mi metto la sciarpa, per difendere quella salute che, qua dentro, è un vestito da signori.
Mi può fare male, il vento, ma lo invidio lo stesso.

Il vento può entrare e uscire da questa cazzo di prigione quando vuole.
Come un Robin Hood coi superpoteri ruba la mia prigionia, elude le guardie, porta il mio sguardo lontano, oltre quelle nuvole che, dietro alle sbarre e alla porta

blindata, non posso che intuire, imaginare là, nel cielo.

Qui dentro nessuno ride, nessuno canta, nessuno ama.
Sono tutti prigionieri, i carcerati quanto i carcerieri, e il vento è il solo che esce leggero da qua dentro.

Lo so, Padre, che sei con me, ma a volte la tentazione di uscire da questa vita, aprendomi una porta sui polsi, si fa davvero sentire.

Dopo una vita passata nel lusso, capisco che LUSSO non significa RICCHEZZA.
Io per questo fraintendimento ci ho rimesso un’infanzia, una giovinezza, e adesso anche i primi anni di un matrimonio insperato.
E ho un cuore debole, malato.

Quale direzione? Quale strada prendere?
Quale, tra una che riporta al gelido inferno della Camorra, alle vane certezza di una vita al servizio della morte, e una che, dopo un lungo cammino, porta al fallimento del Golgota?

Questa è la mia prigione, tiepida, grigia, nauseante.
La mediocre prigione di chi si ferma.