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Poesia

Dio è nell’inquieto

Non ho mai affermato
di poter vivere senza
in un via vai di idoli
e senza un solo altare

Non ho mai negato
la Sua presenza
in una vita piatta
senza alcun sapore

Eppure Tu ci sei
nel ripetersi dei giorni
negli impegni senza voglia
nella rabbia vigliacca e impotente

Non ho mai incontrato
un uomo con la barba
e la tunica bianca
nelle domeniche all’Ikea

Non ho mai cercato
di avere una speranza
semmai ho dimenticato
e quindi ho fatto senza

Eppure c’è qualcosa
nel buio della stanza
nel gorgoglìo del fiume
nel freddo della strada

Ho sempre fatto poco
mi sono esposto poco
cercando di salvare
capre e cavoli MIEI

Non ho mai fatto nulla
se non giocare a vivere
Se non puntare il tempo
sul cavallo sbagliato

Ma Dio è nell’inquieto
nella sabbia nelle scarpe
nella vergogna degli scoperti
e nel pianto dei recidivi

Ma Dio è nella sveglia
nell’alba che ancora non si vede
nell’amarezza dopo l’amplesso
nella doccia fredda e il boiler Rotto

nella sconfitta silenziosa
di chi ha sé come nemico
e non osa alzare il capo
dal cuscino

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Pensieri e note

Tu sai

Tu sai di cosa ho paura.
Tu sai cosa penso.
Tu sai le mie speranze, le mie incertezze, le mie mancanze.
Sai che di notte non voglio dormire, ma dormo solo perché è un modo sistematicamente sicuro per dimenticare.
Sai che di giorno ci provo a combattere la mia buona battaglia, a volte anche chiedendoti soccorso, e che però spesso rimango solo, mentre la notte incombe, ad aspettare che qualcosa cambi. Ad esempio, che mi venga strappato via dal cuore questo macigno che lo schiaccia e lo opprime.

Tu sai che cosa faccio, per riempire il vuoto che ho dentro quando sono solo.
Sai la paura che ho al pensiero di legarmi a qualcuno, mentre legarmi a qualcosa è l’unico modo che ho per avere una minima certezza: ho una casa, ho una chitarra, ho una macchina fotografica, ho un computer, ho una televisione, ho un cellulare… Quindi esisto, quindi sono.

Tu sai, quindi, che quello che ho appena detto è una menzogna.
Sai che esisto, e lo sapevi prima che io fossi o che io facessi alcunché.
Lo sa anche il diavolo, e per questo me la spaccia come unica verità.

Lui non sa, però, quello che sarà. Lui sa solo quello che era e quello che è.
Il diavolo è miope. Una talpa che lavora sotto terra per minare le fondamenta e far crollare la casa; rimane, comunque, una talpa e come tale va trattato.

Tu sai che quello che faccio non è quello che sono; che quello che ascolto non è quello che sento; che quello che mostro di me non è quello che vedo.

Tu sai che il mio ideale è il nulla.
Ok, forse ho un po’ esagerato con quest’ultima frase: penso che l’ideale di tutti sia la gioia perfetta, ma che pochissimi la perseguano realmente, forse perché è troppo difficile o perché è troppo doloroso.
Il nulla è l’ideale di scorta su cui ho ripiegato: “nulla” perché non ho realmente una meta, “nulla” perché è ciò che tutti cercano senza esserne mai davvero lieti, “nulla” perché è ciò che tutti ottengono; ciò che non ottengono sono dei frutti che siano davvero buoni.

Tu sai che non esiste il “nulla”, e mi insegni che il “vuoto” che sento è in realtà un’assenza di qualcosa che non solo lo riempia, ma lo completi.
Tu mi completi. Tu mi rendi pieno. Tu mi rendi felice.

Se la morte è come un vuoto, allora la vita è come una pienezza.
E se il mio vuoto è riempito di ciò che non riempie, allora non sarò mai pieno, soprattutto pieno di vita.

Se la mia morte è come una nudità, allora la vita è come una coperta.
E se mi vanto della mia nudità, chi mi coprirà quando chi è nudo sarà coperto?
La coperta mi copra, mi scaldi con il suo calore, e che io sia cosciente della mia nudità e accetti di essere coperto.

Tu sai che sono nudo, e ora lo so anche io.
Tu mi ami così, nudo come sono, e non mi hai detto te di coprirmi.
Tu mi hai coperto, è vero, ma se io fossi stato aperto al tuo amore allora non avrei avuto bisogno di vestiti per il mio corpo, ma di un nuovo vestito per la mia anima.

Tu sai della mia paura di fallire.
Sai che se dormo e non penso, ascolto musica e non penso, lavoro e non penso, cammino e non penso, è solo per la paura di fallire.
Vedo matrimoni fallire ovunque, figli abbandonati, persone tristi.
Ho un po’ paura, visto che hai scelto tu questa storia per me. Io non la avrei fatta così.

Aiutami ad essere di consolazione per chi vive un fallimento, perché tu sai che io non ce la faccio. Io mi giro dall’altra parte. Non vorrei essere così, ma lo sono.

Io voglio fidarmi di te.
Io voglio affidarti la mia vita. Voglio affidarti il mio fidanzamento. Voglio essere felice e ben oltre le mie aspirazioni. Voglio essere luce per gli altri, non catarinfrangente in una strada di campagna deserta.
E so che è vero tutto, sempre, con te. So che è arrivato il momento di affrontare dubbi, domande, incertezze, e non solo nascondendole o non pensandoci.

E’ ora di cambiare, di evolvere, di decidere. E, in tutto questo, di essere me stesso.

Tu sai quanto ti cerco, sono io che non so quanto tu cerchi me, mi parli e non ascolto. Perdonami.

Grazie.

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Pensieri e note

Nature diverse(?)

Siamo fatti dalla terra,
e alla terra torna
il seme,
fatto dalla terra,
che dalla terra genera,
e alla terra tornerà.

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Pensieri e note

750.000 anni fa… uno “struggente anelito”

Notte strana,
la luna è una banana
e le stelle sono segni
di una lingua non inventata.

Parla con me,
voglio ascoltarti!
Vorrei capirti,
guardarti.

Ma i miei occhi
sono solo disegnati
e non sanno guardare
cio che di te è nel cielo.

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Pensieri e note

Adonai Tzuri V’goali

“Il tuo silenzio mi uccide”.

Canta così quel cantante.
Io penso che ciò che mi uccide è il non riuscire a fare silenzio.

È facile rifugiarsi dietro delle parole, vedere la fatica da dietro una maschera e continuare facendo finta di niente.

È vero. “Il Signore è mia roccia e mia salvezza”, ma nella mia testa non entra l’idea che lui possa salvarmi: io guardo solo a me stesso, sono un egoista e spesso mi scandalizzo dello schifo che sono.

Ho un buco nero al posto dello stomaco, e non parlo solo del mangiare compulsivamente: ho dentro di me un enorme vuoto.

Spesso mi viene da pensare che la mia vita non vada bene, dovrebbe essere diversa, a partire da ciò che faccio e dalle persone che ho intorno.

Dopodomani è Natale e io mi chiedo quando verrai a fare luce nella mia vita.

In questo momento ho così paura, prima o poi dovrò affrontare ciò che evito da sempre, la morte che ho dentro e il suo compimento nelle scelte di vita che dovrò fare.

Io non so cosa é giusto per me, mi limito a vivere come vivo sempre, e ciò che mi consola è che tu sei fedele. Lo sei sempre stato.

Ho paura di cadere, di perdermi dietro alle illusioni di piacere che quel cornuto mi vuole abilmente rifilare tutti i santi giorni.

Quello che voglio essere e a cui tendo ogni giorno è un’ombra di ciò che sono e che tu vuoi che io sia. Felice.  Semplice come un bambino, perché i bambini si accontentano.

Ascolta le mie parole e abbi pazienza con me.

Donami la pace e togli da me questa rabbia e questa inquietudine.

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Pensieri e note

Tuono!

Pioggia e vento,
Qua fuori
Nel vento

Tuono!
Il cielo
Mi chiama per nome

Mi sento pozzanghera
Qua a basso dove
Le lacrime si mischiano col fango

Eppure
Il cielo
Mi chiama per nome

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Pensieri e note

Medea chi?

Sento il pianoforte che suona, in questa immensa sala, le tue dita suonano. Tu canti. Io ascolto.

In-trattienimi, non farmi distrarre.

Attore, che cosa canti? Un lamento per Medea? Ma lei non è solo una maschera, forse?

No, non è solo una maschera. Purtroppo.

Ogni giorno vedo Medea. Ogni giorno sul giornale, preghiera del mattino, bambini uccisi da padri, madri, tutti Medea.

Medea è tra noi. Nuda, magari, come quella ragazza in piedi, sul palcoscenico.

Medea è quella parte di me che dispera, che non si affida.

Medea è chi uccide piuttosto che lasciarsi uccidere.

Medea ha ragione, tra tutti noi. Lei si vendica.

Lei è la cecità di chi non vuole vedere e si copre il cuore, ma non gli occhi. Gli occhi vedono tutto, però.

Medea è chi si fa giustizia da sè, chi usa il proprio corpo, chi dice bugie a fin di bene, chi lascia il marito perché, a 40 anni, deve fare ciò che vuole.

Così si uccidono i figli: al male si risponde col male, alla sofferenza con la sofferenza, al tradimento col tradimento.

Così i frutti sono nati invano. Ma non davanti a Dio.

Chiediti dov’è Dio, davante a una madre che dimentica il figlio, lo uccide dentro.

E poi, attore, cercala seriamente, la risposta.

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Pensieri e note

Verità, sudore e riposo

Un masso, enorme peso,
grava sulla mia schiena,
mentre affannato lo porto
al luogo della mia dimora.

Un passo, impreco,
mi piego e incasso,
ancora un pugno o uno schiaffo
ed esploderò,
come un piccolo petardo
in mezzo a una strada affollata
nel giorno di Carnevale.

Soltanto un grosso sasso,
ma grande bellezza
verrà dalla sua incisione,
e forse servirà al mio godimento
questa mia fatica,
alla contemplazione
di una nuova cosa buona,
una nuova creazione,
per me e per lo scultore.

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Pensieri e note

Verso

Passo dopo passo,
sudando parole e pensieri,
tra i solchi neri dei campi
come i righi sul foglio
o tra pagine vuote
come lande deserte,
cammino,
finché la tua mano mi spingerà
e finché le mie gambe mi reggeranno,
in continua ricerca
di Te.