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Pensieri e note

Borghesi

Borghesi.
Quelli cresciuti dalla nonna si lamentano. Gli orfani da trent’anni non crescono. La sera il buio fa paura, senza uno schermo che illumini l’oscurità.
Abbiamo rotto. Lo so.
Noi, bambini piccoli, barbuti e tatuati, che non si sa mai che si muoia davvero.
Noi, abbiamo tutto e vogliamo di più, perché non basta una sola cena per dire di esser sazi davvero.
Noi, silenziosi e muti, con un cuore che urla disperato nella prigione di costole e respiri affannati in cui lo abbiamo rinchiuso.

Noi, soli senza pianeti.
Noi, soli.
Noi soli.

“Non solo voi”, qualcuno dirà: “anche io sono solo”.

Perché é così difficile non voler essere soli?
Perché é così difficile non sentirsi a posto?
Perché é così dura accettare di essere amati proprio così come siamo?

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Pensieri e note

Polvere alla polvere

La testa è rotta perché
la testa è rossa
come una bambola condannata a morte
è colorata a morte,
è il gioco di un bambino,
la vita di un soldato come quella
di un soldatino

E questo fango ritornerà.

La guerra è pazza perché la guerra è santa
come i monumenti la famiglia e la vacanza
di chi la permette, famiglie fatte a fette
il veleno del potere come quello
di un serpente

E – lo dici tu – questo fango ritornerà.

E tutti quegli uomini che giacciono sul campo
Marito padre figlio fratello fidanzato
la gente se ne frega, che tanto non può farci niente
condannando la pace con il suo comportamento
indifferente.

E questo fango ritornerà.

La guerra è bella, quant’è bella la Terra
con tutte le persone che dormono per terra
polvere alla polvere e polvere alla terra
il cibo dei potenti non è quello
della gente,
è cibo calpestato sulla terra.

Ma il fango ritornerà.
Un giorno prima.

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Pensieri e note

Amare

Non é cercare,
non é trovare,
non é prestare
e pretendere indietro.

Non é un ricatto,
non é scopare,
non é parlare,
parlare e parlare
per mettersi al centro
di un’altrui attenzione.

Amare
é il contrario
di spensieratezza:
é pensare, e capire
che é inutile
capire chi hai accanto,
ma ha senso squarciarsi
per partorire,
salvare, nutrire.

Amare
é amarezza,
é lasciarsi immolare,
esser stupidi, pazzi,
fidarsi di chi (certo)
ti farà morire.

Amare
é aspettare,
non aspettarsi granché:
stupore gratuito,
foraggio per il cuore
che torna a galoppare.

Amore vero
(però)
é essere amati
quando non sei più capace
di amare.

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Pensieri e note

Overeaters Anonymous, ovvero l’infinita tristezza

Quante volte ci accontentiamo di avere accanto qualcuno che ci dia attenzione, che ci consideri forte, bello, bravo, intelligente, sensibile, profondo e tutte quelle cose che pensiamo di non essere?

Ci svendiamo alla prima attenzione donata, abbandonando la nostra spina dorsale allo scheletro di qualcun altro.
Questo qualcun altro poi potrebbe andarsene, lasciandoci soli e senza spina dorsale, e questo non per sua “colpa”, ma perché non vede in noi quello che noi cerchiamo in lui.

Siamo ciechi.
Non vediamo persone, ma alberi che si muovono. Alberi da cui cogliere frutti per sfamarci, frutti che crediamo riempire il nostro vuoto che abbiam dentro, vuoto che non può essere riempito da qualcosa o qualcuno.
Ci crediamo più furbi di chi ci ha messo dentro quel senso di insoddisfazione che ci spinge alla ricerca, ma piuttosto che ammettere di non saper vedere ciò di cui abbiamo bisogno ci accontentiamo delle prime persone, delle prime sensazioni, delle prime parole che sentiamo.
Ci accontentiamo di un sorso d’acqua ogni tanto, ma non vogliamo andare a dissetarci alla fonte per paura di lasciare le nostre misere sicurezze.

Abbiamo bisogno di un chirurgo che ci tolga la cataratta dagli occhi, di un oculista vero che ci faccia finalmente vedere, e non di un oculista ciarlatano che ci faccia solo guardare altrove.
Qualcuno che ci conosca da quando siamo nati -o anche prima- e che sappia consolarci e perdonarci quando sbagliamo, che ci spieghi perché siamo schiavi di questa fame compulsiva, bulimia o anoressia del cuore, e che sappia dirci come rompere con essa.

Qualcuno ha il numero dell’ospedale giusto per noi?