Sento il pianoforte che suona, in questa immensa sala, le tue dita suonano. Tu canti. Io ascolto.
In-trattienimi, non farmi distrarre.
Attore, che cosa canti? Un lamento per Medea? Ma lei non è solo una maschera, forse?
No, non è solo una maschera. Purtroppo.
Ogni giorno vedo Medea. Ogni giorno sul giornale, preghiera del mattino, bambini uccisi da padri, madri, tutti Medea.
Medea è tra noi. Nuda, magari, come quella ragazza in piedi, sul palcoscenico.
Medea è quella parte di me che dispera, che non si affida.
Medea è chi uccide piuttosto che lasciarsi uccidere.
Medea ha ragione, tra tutti noi. Lei si vendica.
Lei è la cecità di chi non vuole vedere e si copre il cuore, ma non gli occhi. Gli occhi vedono tutto, però.
Medea è chi si fa giustizia da sè, chi usa il proprio corpo, chi dice bugie a fin di bene, chi lascia il marito perché, a 40 anni, deve fare ciò che vuole.
Così si uccidono i figli: al male si risponde col male, alla sofferenza con la sofferenza, al tradimento col tradimento.
Così i frutti sono nati invano. Ma non davanti a Dio.
Chiediti dov’è Dio, davante a una madre che dimentica il figlio, lo uccide dentro.
E poi, attore, cercala seriamente, la risposta.