A volte vorrei fare un fast-forward sulla mia vita.
No, non un pause, non un rewind.
Non vorrei saltare alla prossima scena, né tornare all’inizio di tutto.
No, non parlo di arrivare alla fine, stop e cambiare il film.
Parlo di quella senzazione sgradevole che troppi ignorano, perché vivono in slow motion la stessa scena da decenni o perché vogliono tornare indietro a 2-3 scene prima.
Padri e madri che giocano ad avere vent’anni, figli bambini che devono essere forti e responsabili come adulti, nonni che rigenerano i propri nipoti viziandoli e caricandoli di troppa libertà.
A volte vorrei fare un fast-forward, quando sono stanco di essere giovane.
Sono troppo giovane per essere vecchio, ma la mia vita è quella di un quarantenne.
A ventisei me ne vorrei sentire cinquanta.
La morte mi fa paura, certo, ma temo molto di più una vita giovane senza speranze nel futuro.
Temo molto di più la vecchiaia dell’anima, la mancanza di stupore, la strada sempre uguale verso casa, l’entusiasmo che lascia spazio alla rassegnazione.
E conosco anziani che sperano in un domani che non vedranno, perché hanno visto una guerra o due, e hanno visto cos’è il combattimento.
Questi ragazzi arresi al dolore, senza nessuno che combatta per loro, riusciranno a sopravvivere?
E io, sulle mie gambe, vedrò a volto alto ciò che attendo?