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Pensieri e note

Terre aride

Anche stanotte, nel mio letto mi giro e mi rigiro, tra gli arpeggi dei motori autostradali.

Dalla finestra entra la prima brezza fresca dell’estate.
L’estate giunge sempre con calma, come l’ospite d’onore che non vuole fare aspettare il suo pubblico a una festa, ed entra prima dalla finestra della camera da letto.
Non bussa, non chiede, non usa maniere brusche per farti spogliare, pian piano ti copre e ti scalda.
Ti fa muovere, nel letto o per la città, non importa.
Non puoi rimanere fermo a marcire in casa d’estate.
Devi pensare.

Per cosa combatto?
Per cosa calpesto ogni mattina questo terreno?
Perché brucerò domani mattina altra strada?
Perché, se non sono capace di vedere, di ascoltare, di imparare, di stupirmi?
Perché il mio cuore è muto e sordo?
Dorme, quando urge che sia sveglio.

Il fuoco brucia e le fiamme danzano.
Gli uccelli volano e i loro becchi cantano.
Il vento soffia e le onde scalmanate corrono e saltano.
Tutto gioisce nella vita e tutto benedice Dio.
E tanto gli è sufficiente e necessario.

Ma l’uomo corre e lavora, cerca il pane e l’affetto e non trova la pace.
Il suo mare si sta ingrossando e la sua terra, sempre più arida, si sta seccando.
Le ore scorrono e i minuti allagano le mie giornate, le rendono piene di cose da fare.
Si svuotano solo delle cose già fatte, e quelle non fatte finiscono negli oscuri scatoloni della memoria.
A fine giornata ti concedo solo un pensiero nostalgico, ma non so come continuare.

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Pensieri e note Poesia

L’immenso

Ti guardo,
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta.

Ti guardo,
mi nascondo anche io,
mentre tu, dietro il velo,
chiudi gli occhi.

Davanti a me
l’immenso mi guarda, mi ascolta,
e io ho paura
di venir meno:

Venir meno
di fronte a te,
di fronte al mondo,
di fronte all’immenso

che non so immaginare.
Non so parlare,
né scrivere,
né disegnare.

Non so guardare
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta

e al pensiero
di salpare per questo
immenso, ignoto mare
mi sento debole,

incontinente, misero.
Partirei solo
per cercare un rifugio
lontano dalle mie nudità.

Eppure è qui,
sulle rive di questa
immensa esistenza
che ho incontrato il tuo sguardo,

e il tuo sguardo,
pieno di attesa,
di pudore, di dolcezza
mi ha amato.

Mi ricopristi
col tuo velo,
mi sollevasti
e mi baciasti:

“Quanto ti ho atteso
per tutti i miei giorni,
e ho atteso te

e l’infinito giorno,
pieno d’ogni bene,
con te è giunto”

Ti guardo,
i tuoi occhi dolci,
il tuo naso minuto,
la tua bocca nascosta.

Tutto di te conosco,
e amo te,
che come pioggia
ami lo sporco fango,

e nella mia morte
trovo lo stupore e il compimento,
e nel fallimento d’ogni giorno
trovo nuova vita.

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Pensieri e note

La tua mancanza

Un altro giorno, un’altra notte.
Pagine vuote, senza parole.

Ridotto ad un animale, conosci solo l’oggi mentre il passato è scritto nei solchi delle tue orme.

Chi leggerà la tua storia?
La polvere narra di eloquenti silenzi e discorsi vacui.

Ma un tempo, ricordi?, la terra ricevette l’acqua.
Le orme divennero solchi, la polvere fertile fango.
Accolse la terra semente nuova, e germogli la coprirono.

Ricordi la vita, quando spuntò da un’arida pianura di morte?
Sembrava di sentirsi meno soli, di fronte a tutte le stelle.
Ricordi le stelle, quando ti dicevano che oggi il silenzio ti basta?

D’estate il silenzio ricorda il deserto, e nuvole grigie l’arsura.
La pioggia tace e di giorno, appena, si sente il Sole frinire.
Il cielo d’estate infierisce sul suolo: ogni carità è evaporata.

Se il Sole non scaldasse la terra, non vi sarebbero nuvole.
Se le nuvole non coprissero la terra, il Sole la seccherebbe.

La terra, nuda, di fronte al Sole secca, ma le nuvole la rivestono di fronte all’astro che la illumina e le dona vita.
La terra rivestita dona vita a chi si nutre dei suoi frutti e delle sue radici.

Le stelle stanotte resistono alle aride luci della città, piene di nostalgia.
Le luci lontane sbrilluccicano, mentre le stelle, lassù, splendono.
Le stelle stanotte si vedono, la campagna non dimentica il buio.
Le stelle, stanotte, le guardi e ti parlano: “Ricordi?”

La tua mancanza è un’orma che si trasforma in solco.
La tua mancanza è una crepa in un terreno arido, che vede il Sole e poi secca, ma una nuvola la copre.

La tua mancanza sentirai sempre, dentro di te. Non è come niente.

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Pensieri e note

Strudel

Sono uno strudel,
ma uno strudel svuotato.

Sono ancora abbastanza buono,
porto ancora il sapore del ripieno che mi farciva,
ma sono vuoto.

Croccante fuori,
vuoto dentro.