Sogno.
Questa notte sono ciò che sogno
(ciò che sono nel sonno),
sogno nel sogno.
Sono sveglio.
“Non c’è più pane”,
lo vado a comprare
con la canottiera di mia nonna,
panico,
stop.
Sono sveglio,
“Non c’è più pane”,
pedalo sul raccordo,
con una polo proprio uguale a quella di mio fratello,
in bici verso un supermercato che
– ricordo –
non c’è,
attraversando bar in bicicletta,
tra scaffali di burri e formaggi,
ricordo che
Mi sveglio
perché c’è un avvoltoio che gracchia sul comodino.
Parto, anche oggi.
Scrivo,
perché il sogno
sa essere (legittimamente)
la naturale sinestesia di cui ho bisogno.