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Poesia

28/10/13, ore 7.25 (mattino)

Sveglia.
La luce filistea
mi acceca,
ma i capelli che avrò di nuovo
tra 5 minuti
mi faranno giustizia

Morfeo,
braccia d’edera,
mi lasci come
la sterpaglia lascia il campo
in fiamme,
rovinando sulle mie labbra:
al silicone dietro al lavandino
non parlo.

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Pensieri e note

Sogno d’un mattino di pieno autunno

Sogno.
Questa notte sono ciò che sogno
(ciò che sono nel sonno),
sogno nel sogno.

Sono sveglio.
“Non c’è più pane”,
lo vado a comprare
con la canottiera di mia nonna,
panico,
stop.

Sono sveglio,
“Non c’è più pane”,
pedalo sul raccordo,
con una polo proprio uguale a quella di mio fratello,
in bici verso un supermercato che
– ricordo –
non c’è,
attraversando bar in bicicletta,
tra scaffali di burri e formaggi,
ricordo che

Mi sveglio
perché c’è un avvoltoio che gracchia sul comodino.
Parto, anche oggi.

Scrivo,
perché il sogno
sa essere (legittimamente)
la naturale sinestesia di cui ho bisogno.

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Pensieri e note

Il non apparente vizio solitario dell’egotista

Il bagno è pieno dei tuoi capelli
sul muro della doccia
sul pavimento e sul tappeto
e tu dormi ancora

Come fili di bronzo
lasciano un segno
intimo del tuo passaggio
e tu dormi ancora

Ma svegliati
al solo pensiero
di rivederti stasera
e darti ciò che aspetti
mi vien da raccare
alla mia solitudine

Ma svegliati
e presto alzati
lustra il pavimento
e cambia il tappeto
trasforma la mia latrina
in una reggia