È ciò che ci fa paura,
una paura che sempre cresce e mai crolla,
che ci fa star male
e ci fa cercare una soluzione ideale,
ideale come la famiglia felice per chi è solo
o la parità per chi non si sente uguale.
Cammino qui in mezzo,
macerie ovunque, polvere e fango,
e ci sto attento:
cammino insieme a loro.
La mia città non è in rovina,
queste rovine non sono quelle del mio Paese
che pure il tempo non ha risparmiato.
Sono come ossa inaridite
queste colonne spezzate, capitelli perduti
rotolati chissà dove, tra campi arati.
Sono morti di fame, a cui
danno caramelle per sfamarsi,
cani legati alla solita vecchia catena
che i padroni chiamano “libertà”.