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Pensieri e note

La leggenda di Piplòn

Ricordo la storia di quella roccia
sulla via per Castellana
del povero diavolo addormentato
coperto di sabbia dalla tramontana.

Ricordo Piplòn che cercava di amare
-cosa bizzarra per un demonio!-
quella fanciulla di nome Gesandra,
e averla in sposa era il suo sogno.

Ma quella dama non ne volle sapere
di un matrimonio con un tentatore,
con cattiveria mefistofelica
tentò invano di spezzargli il cuore.

Ricordo Piplòn che mai s’arrese
e per il troppo amore, o il poco cervello,
decise di chiedere aiuto a qualcuno
portando corazza elmo spada e cavallo.

Si finse quindi un cavalier perbene
in soccorso di chissà quali dame,
provando ad aggirare frate Gesualdo
e venendo beffato come un salame.

Ricordo Piplòn che credette al monaco
e rimase per giorni fermo ad aspettare
perché la ragazza lo avrebbe sposato
solo se fermo fosse riuscito a stare.

Sette anni, sette mesi e sette giorni,
soli e lune con la fermezza di un sasso,
il sonno lo colse, incurante del fatto
che da vento e sabbia venisse sopraffatto.

Ecco la storia di quella roccia
che sulla via per Castellana
porta un diavolo addormentato
sotto una corazza un elmo e una spada.

————————– La nota da cui è tratta questa “ballata” è datata 27/10/2010. E’ basata sulla leggenda di Piplòn tramandata nella provincia di Piacenza, che potete leggere qui.

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Pensieri e note

Adonai Tzuri V’goali

“Il tuo silenzio mi uccide”.

Canta così quel cantante.
Io penso che ciò che mi uccide è il non riuscire a fare silenzio.

È facile rifugiarsi dietro delle parole, vedere la fatica da dietro una maschera e continuare facendo finta di niente.

È vero. “Il Signore è mia roccia e mia salvezza”, ma nella mia testa non entra l’idea che lui possa salvarmi: io guardo solo a me stesso, sono un egoista e spesso mi scandalizzo dello schifo che sono.

Ho un buco nero al posto dello stomaco, e non parlo solo del mangiare compulsivamente: ho dentro di me un enorme vuoto.

Spesso mi viene da pensare che la mia vita non vada bene, dovrebbe essere diversa, a partire da ciò che faccio e dalle persone che ho intorno.

Dopodomani è Natale e io mi chiedo quando verrai a fare luce nella mia vita.

In questo momento ho così paura, prima o poi dovrò affrontare ciò che evito da sempre, la morte che ho dentro e il suo compimento nelle scelte di vita che dovrò fare.

Io non so cosa é giusto per me, mi limito a vivere come vivo sempre, e ciò che mi consola è che tu sei fedele. Lo sei sempre stato.

Ho paura di cadere, di perdermi dietro alle illusioni di piacere che quel cornuto mi vuole abilmente rifilare tutti i santi giorni.

Quello che voglio essere e a cui tendo ogni giorno è un’ombra di ciò che sono e che tu vuoi che io sia. Felice.  Semplice come un bambino, perché i bambini si accontentano.

Ascolta le mie parole e abbi pazienza con me.

Donami la pace e togli da me questa rabbia e questa inquietudine.