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Pensieri e note

La tua vita scadrà a breve

La tua vita scadrà a breve.
Sei come uno yogurt che porta in sé la lenta agonia di miliardi di fermenti lattici.
Lo senti dentro, lo ascolti, sussurrato da quel dolore che intorno al cuore si fa vivo ad ogni tuo respiro.
Una notte fa eri vivo, ora sei morente.

L’agonia si fa sempre più ronzante, e le infermiere carine e giovani sono vestite. Te le ricordavi spoglie di quelle uniformi larghe e per nulla stuzzicanti, azzurre e bianche, che sembravano degli imbianchini. Te le ricordavi con i giovani seni scoperti, legate e inginocchiate, imploranti pietà con i loro occhi alzati al cielo e le loro bocche imbavagliate, coperte del sangue degli innocenti arsi vivi in un inferno di zolfo.
Ti ricordi di ciò che avevi visto, ma non sai definirne i colori, né i contorni.
E’ stato un sogno? Un sogno erotico finito male?
I volti delle infermiere, gli stessi che vedi ora, in quel sogno vivido e senza contorni erano sfigurati dalla paura.
Provi a muoverti, ma il tuo corpo non osa rispondere.
Sul muro della camera il calendario segna la data sbagliata.
A guardar bene, è il calendario ad essere sbagliato: è quello del 2029.
12 anni. Abbassi lo sguardo e noti, col margine dell’occhio, la lunga barba bianca che spunta dal tuo mento.
“Oh! Cazzo!”, pensi.
Cosa era accaduto?
La tua testa è un balenio unico di pensieri – incidente quasi mortale paralisi o forse una malattia grave ictus ho battuto la testa ho perso i sensi dodici anni di coma barba bianca mi sarò pisciato addosso cagato addosso le infermiere mi hanno dovuto pulire le polluzioni notturne sono incontinente sono vecchio sto morendo…
Respiri profondamente attraverso la mascherina.
Ti riaddormenti quasi subito.

Al tuo risveglio, le infermiere carine sono invecchiate un po’, ma le uniformi sono le stesse. Con lo sguardo cerchi il calendario sul muro e lo trovi nella stessa posizione. 11 settembre 2031.
Trenta anni esatti dal crollo delle torri gemelle.
“Andiamo bene”, pensi.
Hai perso altri 2 anni a dormire, e la cosa ti sta un po’ sulle palle.
Provi a muovere un braccio e, stupito, riesci a portare la tua mano su quella dell’infermiera che ti sta insaponando le parti intime: lei, tutta assorta nella sua mansione, scoppia in un urlo impulsivo che smorza in uno stridio, e dopo averti fissato negli occhi per qualche secondo, con la mano a coprire la bocca spalancata, scappa fuori dalla porta.
Come mai? Cosa era successo? Cosa ti aveva ridotto in uno stato vegetativo per molti anni?
Provi a ricordare, ma non riesci a trattenere altro che poche immagini sfocate: le ragazze nude e coperte di sangue, un libro nero sul comodino, un arsenale immenso di revolver, semiautomatiche, fucili d’assalto e da caccia.

La stanza è ancora vuota. Ti togli la maschera dell’ossigeno e la flebo che hai infilata nel braccio, quindi provi a metterti in piedi.
Hai qualche difficoltà a muovere i primi passi dal letto, ma riesci a raggiungere il bagno aggrappandoti al mobilio della stanza.
In un armadietto a fianco del lavabo trovi, riposta ordinatamente sul ripiano, una divisa da infermiere della tua misura e, considerato che sei col gingillo all’aria, te la infili senza pensarci due volte.
Ti specchi e noti che la barba bianca che avevi intravisto nel tuo breve risveglio di qualche anno prima era stata tagliata: l’infermiera che si era presa cura di te ti deve aver rasato poco prima. Non ricordi di aver visto prima la tua faccia sbarbata, ed effettivamente ti piaci molto. Con i tuoi capelli corti grigi, quasi bianchi, sembri un cantante famoso. Forse con la barba bianca avresti dimostrato più anni dei tuoi 40…
Improvvisamente ti sei accorto di ricordare la tua data di nascita, 25 aprile 1991, Festa della Liberazione. “Bene, avanti così! Tra poco ricorderò altre cose!” pensi.
Con qualche difficoltà ti sposti di nuovo alla camera e apri l’armadio verde-acqua che copre tutta la parete a fianco della porta della camera e trovi un paio di stampelle – proprio quello che ci voleva.
Provi ad uscire nel corridoio. Alcune infermiere si accorgono di te e, vedendoti, scappano nella direzione opposta gridando.

Non capisci cosa sta succedendo: altro turbinio di pensieri – sono bruttissimo sono stato scambiato mi hanno messo la faccia di un mostro come nicholas cage e john travolta in face/off vogliono incastrarmi devo fuggire nascondermi aiuto polizia…
Ad un tratto due poliziotti con due bicchierini da caffè in mano sbucano da dietro l’angolo delle macchinette. Appena alzano lo sguardo verso di te, lasciano entrambi cadere i bicchierini che si rovesciano sul pavimento, ed estraggono con due mosse fulminee le loro pistole dalle fondine, puntandotele contro.
“Sono spacciato” pensi, indovinando la sorte che ti spetterà a breve.
Provi a bonfonchiare qualcosa in una lingua incomprensibile, mentre ti sfugge di mano una delle due stampelle. Essa cade in un rumoroso schianto metallico contro lo schienale della panca di acciaio posta nel corridoio.
Preso alla sprovvista dal tonfo, il poliziotto giovane e bianco si lascia scappare un colpo di pistola dalle sue mani tremolanti. Un colpo, un morto: complimenti neo-vice-commissario Rossetti, la sua carriera è già decollata.
La tua testa non fa in tempo a divenire teatro dell’ennesima tempesta di pensieri che subito si ritrova spalmata tra le mura e il mobilio di un corridoio d’ospedale.

“Piacenza, abbattuto il porno-terrorista satanista islamico”
Yussef El-Babel si risveglia dal coma dopo 14 anni e semina terrore nell’ospedale – Cobas: “Ennesimo caso di polizia brutale”.

Un lupo solitario radicalizzato dall’Isis? Un pervertito satanista? Sarà difficile capirlo: il terrorista di Piacenza è stato abbattuto ieri mattina in una sparatoria avvenuta nello stesso ospedale dove aveva eseguito l’attentato il 2 maggio 2017, e dove era stato tenuto in rianimazione per 14 anni a spese dei contribuenti.
Arrestato già negli anni precedenti all’attentato per reati quali sfruttamento della prostituzione, abigeato, spaccio e atti osceni in luogo pubblico, oltre che essere stato più volte citato in alcune testimonianze rilevate in inchieste sulle sette sataniche, l’aspirante killer dell’ospedale di Piacenza era un maghrebino abusivo di 40 anni, Yussef El-Babel. Caduto in coma dopo il trauma cranico riportato in seguito alla sparatoria che ne ha permesso l’arresto, El-Babel è stato freddato grazie alla prontezza di riflessi dell’agente Gianni Rossetti, che insieme ad un collega presidiava la stanza del maghrebino.
Durante il tentativo di attentato, un El-Babel fortemente narcotizzato e armato “di tutto punto” con armi giocattolo si era fatto strada nell’ospedale “Guglielmo da Saliceto”, aveva sequestrato buona parte del personale femminile in un ambulatorio, obbligando le donne più giovani a denudarsi. In seguito, il terrorista si era divertito a giocare al “tiro al piattello” con le sacche di sangue conservate nelle celle frigorifere dell’ambulatorio, spargendo il prezioso liquido sulle donne presenti e causando un enorme danno alla sanità. Il pericoloso terrorista era stato fermato nella sua folle impresa da un raid dello squadrone dei Cacciatori di Calabria, gruppo altamente addestrato dell’arma dei Carabinieri. Nell’abitazione abusiva di El-Babel erano stati ritrovati numerosi contenitori colmi di stupefacenti di varia tipologia in una dispensa, un finto Corano in cui era nascosta una fiaschetta colma di assenzio e diverse confezioni di armi-giocattolo, che risultarono rubate dal magazzino del negozio “Mercatone Haomai” di San Rocco al Porto.
Da “Libero” del 12 settembre 2031, taglio basso della prima pagina.