Categorie
Poesia

siamo nati per soffrire

siamo nati per soffrire
ed è per questo che
non usciremo mai
da questa tangenziale

siamo nati per soffrire
ed è per questo che
la fetta biscottata
cade verso la marmellata

mi fa specie però
che a volte c’è qualcosa
di imprevisto
un odore,
un calore
un ormone impazzito
che stravolge
il nostro destino

Categorie
Pensieri e note

Dov’é finito il sole

Non nasconderti dietro una paura
Che quella passerà
E tu rimarrai ostinata
Senza un posto dove andare a nasconderti
E lo vedranno tutti

Non nasconderti dietro a una passione
Che quella é fatta
Per passare insieme a te
Senza nulla di importante da decidere
Ti ritroverai annoiata, senza vita

E dimmi
Dov’é finito il sole,
Che i tuoi occhi sono annuvolati
E se piove
Anche dentro la tua stanza
Forse c’é un buco nella tua corazza

E anche se
Non c’é più il sole
Non vuol dire che non tornerà
E se non é pioggia
Ció che scende dai tuoi occhi
Forse é un ghiacciaio che si scioglie nel tuo cuore

Categorie
Pensieri e note

Il lavoro

Un’amica, anni fa, mi parlava di quanto fosse affascinata dalla psicologia, dall’inconscio e dal suo funzionamento.
Mi raccontava di come siamo “repressi” dal Super-Io, di come senza il suo freno faremmo ciò che “davvero vorremmo”, di come noi saremmo in realtà soltanto delle “bestie” sedate da qualcosa che l’evoluzione, la civiltà o qualcos’altro ci ha ficcato nel cervello.
Secondo quanto sosteneva questa mia amica, l’uomo è misero, finito, già morto al momento della nascita proprio perché già destinato alla morte.
Lei sosteneva anche che la vita era sofferenza e che la morte auspicabile in quanto fine della sofferenza.
Io non so quanto fosse stata semplicemente influenzata dal Decadentismo e dal Romanticismo, ma certo doveva farle uno strano effetto doversi confrontare quotidianamente con gioie inaspettate – vivere momenti di serenità con gli amici, provare piacere nel coltivare una passione, scoprire di avere intorno individui che uscivano da sé stessi e che le volevano bene – e con fallimenti spietati – genitori fisicamente vicini ma umanamente lontani da lei, i segni del suo passato che tornavano a farsi vedere, delusioni affettive dovute a una certa superficialità nei rapporti.

Oggi, mentre ero seduto sul pullman sulla strada verso l’ufficio dove lavoro, si avvicina un mio giovane amico – va ancora a scuola -, che mi ha raccontato dello stage che sta facendo in queste settimane in preparazione alla professione che dovrà svolgere finite le superiori.
Vedendo come lui parlava un po’ stupito delle cose nuove che doveva fare, ho rivisto questi ultimi anni in un’ottica diversa e ho notato come sono arrivato al suo grado di “consapevole semplicità” solo in questo ultimo anno.
Mi sono accorto di aver appreso come il lavoro che svolgo non è qui per me come una condanna, ma come un dovere: dovere per avere frutti, dovere per imparare a vivere, dovere per crescere.
Non sono condannato a lavorare per punizione, ma devo lavorare per capire ciò che forse ho dimenticato.

Ho ripensato a quella mia vecchia amica, che non rivedo da anni, da quando ha fatto la scelta di non proseguire sulla mia stessa strada.
Lei ora fa una scuola per truccatori, per lei la forma ha vinto sulla sostanza e, per una che si faceva troppe domande sulla vita anziché fare esperienze, io lo considero un passo avanti (per quanto conti il mio punto di vista).
Ha smesso di farsi troppe domande e ha finalmente scelto una strada da percorrere: sono convinto che il lavoro serva per diventare adulti e liberi.

Prima o poi, forse, arriverà a interrogarsi sul senso di tutta questa menata (se già non lo fa), a capire che ha senso pensare che non può tutto concludersi con una morte-‘fine dell’esisenza’, come lo schermo nero dopo i titoli di coda.
Forse arriverà alla conclusione che l’unica vera conclusione è quella delle nostre preoccupazioni e ansie, è l’inizio dello stupore: il “Continue…” dopo i titoli di coda.

Categorie
Pensieri e note

Senza titolo (2010)

Non riesco a esprimere
parole e sentimenti,
sintomi di errori
e (forse) troppa sicurezza.

Colori vividi,
palazzi scomodi
dividono le strade
più di quanto faccia Dio.

E non soccombere
é più difficile
se hai una vita sola
ed una fine eterna,
e non hai nulla
che ti trasformi nel Sole,
nel silenzio
e nel rumore.

E porta ancora in giro l’idea
di un amore ipotetico
che non avrai mai.
Porta ancora in giro quel cane
che ti senti un po’ meglio, almeno
di lui.

Categorie
Pensieri e note

Medea chi?

Sento il pianoforte che suona, in questa immensa sala, le tue dita suonano. Tu canti. Io ascolto.

In-trattienimi, non farmi distrarre.

Attore, che cosa canti? Un lamento per Medea? Ma lei non è solo una maschera, forse?

No, non è solo una maschera. Purtroppo.

Ogni giorno vedo Medea. Ogni giorno sul giornale, preghiera del mattino, bambini uccisi da padri, madri, tutti Medea.

Medea è tra noi. Nuda, magari, come quella ragazza in piedi, sul palcoscenico.

Medea è quella parte di me che dispera, che non si affida.

Medea è chi uccide piuttosto che lasciarsi uccidere.

Medea ha ragione, tra tutti noi. Lei si vendica.

Lei è la cecità di chi non vuole vedere e si copre il cuore, ma non gli occhi. Gli occhi vedono tutto, però.

Medea è chi si fa giustizia da sè, chi usa il proprio corpo, chi dice bugie a fin di bene, chi lascia il marito perché, a 40 anni, deve fare ciò che vuole.

Così si uccidono i figli: al male si risponde col male, alla sofferenza con la sofferenza, al tradimento col tradimento.

Così i frutti sono nati invano. Ma non davanti a Dio.

Chiediti dov’è Dio, davante a una madre che dimentica il figlio, lo uccide dentro.

E poi, attore, cercala seriamente, la risposta.

Categorie
Pensieri e note

Verità, sudore e riposo

Un masso, enorme peso,
grava sulla mia schiena,
mentre affannato lo porto
al luogo della mia dimora.

Un passo, impreco,
mi piego e incasso,
ancora un pugno o uno schiaffo
ed esploderò,
come un piccolo petardo
in mezzo a una strada affollata
nel giorno di Carnevale.

Soltanto un grosso sasso,
ma grande bellezza
verrà dalla sua incisione,
e forse servirà al mio godimento
questa mia fatica,
alla contemplazione
di una nuova cosa buona,
una nuova creazione,
per me e per lo scultore.