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Pensieri e note Poesia

E la radio suona

Dopo l’Italia ci fu il nulla.

Solo nebbia, terra nera, bianca brina e, tra le zolle, solo i vermi continuavano a mangiare carni marce.

Ogni italiano morto fu seppellito dal mare che salì dall’autostrada, travolgendo chiese e case.

Non più grandi ipermercati, non più nuovi ristoranti, non più arte né bellezza. Solo fango e vecchi sassi, e nell’aria sui detriti aleggiava la tristezza.

Uno stato dilaniato, cancellato da ogni carta, reclamava la salvezza.

E fu buio sulla terra, e fu notte dopo secoli di luce artificiale, e fu buio sopra il mare.

In un palazzo sperduto, in un grattacielo immenso che, superstite, si erge ancora, vano, contro il tempo, in un attico deserto, chiuso contro il cielo aperto, c’è una radio.

Quella radio è ancora accesa, e diffonde un suono eterno.

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Pensieri e note

Vorrei ancora una scrivania

Quando avevo una scrivania credevo di essere uno scrittore, di disegnare ciò che ero e desiderare ciò che immaginavo.
Quando avevo una scrivania e ascoltavo i racconti alla radio pensavo di darti qualcosa, ma i ricordi si sono ristretti a furia di centrifugarli a freddo.
Quando avevo una scrivania, e magari sei anni di meno, non avevo sogni o progetti davanti, ma vivevo almeno come riuscivo.
Oggi non ho una scrivania, ma un tavolo con sopra un PC, e ho perso il tempo dello studio e l’abilità di accontentarmi dell’essenziale che avevo.

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Poesia

L’attesa

La vita è troppo lunga e lenta per chi si guarda indietro
e troppo breve e veloce per chi non sa vedere;
ma il passo giusto non si misura a vista,
e il cammino non finisce mai se si è da soli.

E’ insostenibile un viaggo senza meta:
vagabondare è triste se è per sempre.
La notte gela il sangue e la carne muore,
il sole ustiona ed affatica il cuore.

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Pensieri e note

Adonai Tzuri V’goali

“Il tuo silenzio mi uccide”.

Canta così quel cantante.
Io penso che ciò che mi uccide è il non riuscire a fare silenzio.

È facile rifugiarsi dietro delle parole, vedere la fatica da dietro una maschera e continuare facendo finta di niente.

È vero. “Il Signore è mia roccia e mia salvezza”, ma nella mia testa non entra l’idea che lui possa salvarmi: io guardo solo a me stesso, sono un egoista e spesso mi scandalizzo dello schifo che sono.

Ho un buco nero al posto dello stomaco, e non parlo solo del mangiare compulsivamente: ho dentro di me un enorme vuoto.

Spesso mi viene da pensare che la mia vita non vada bene, dovrebbe essere diversa, a partire da ciò che faccio e dalle persone che ho intorno.

Dopodomani è Natale e io mi chiedo quando verrai a fare luce nella mia vita.

In questo momento ho così paura, prima o poi dovrò affrontare ciò che evito da sempre, la morte che ho dentro e il suo compimento nelle scelte di vita che dovrò fare.

Io non so cosa é giusto per me, mi limito a vivere come vivo sempre, e ciò che mi consola è che tu sei fedele. Lo sei sempre stato.

Ho paura di cadere, di perdermi dietro alle illusioni di piacere che quel cornuto mi vuole abilmente rifilare tutti i santi giorni.

Quello che voglio essere e a cui tendo ogni giorno è un’ombra di ciò che sono e che tu vuoi che io sia. Felice.  Semplice come un bambino, perché i bambini si accontentano.

Ascolta le mie parole e abbi pazienza con me.

Donami la pace e togli da me questa rabbia e questa inquietudine.