Che cosa rimane davvero? Cosa dà frutti? La parola? La parola scritta? Il pensiero? La digressione filosofica? La pubblicazione dei miei saggi in tutte le lingue sulle migliori riviste?
Tutto questo é desiderabile, ma é, spesso, sterile: spesso a muovere le nostre dita sulla tastiera e le nostre biro sul foglio é la vanità, e non l’espressione di una ricerca.
Forse la preghiera, il gemito di dolore o il lamento della nostra anima, la richiesta silenziosa nel nostro cuore di poter essere partecipi di una pienezza che possiamo solo desiderare col nostro corpo, questo rimane davvero, anche se a noi non sembra: come un seme gettato in un soffio di vento. Il vento che passa quando deve, il seme che va dove forse non andiamo noi.
Seme che, se il vento vuole, cadrà su terra fertile e darà frutto.