Siamo già tutti
uguali, tutti scontenti,
e vorremmo stare
come il miglior prosciutto
in bella vista sullo scaffale
ed esser notati per ciò che
diciamo
di saper fare.
Vorremmo essere
tutti splendenti,
tutti ammirati
da chi, per noi,
non è nessuno,
vorremmo essere
tutti leggende.
E un’altra vita passa,
un’altra idea di gioia,
serenità o felicità,
materialismo marxista,
religione disillusa,
spiritualità profana:
passa un giorno,
un altro giorno,
sul calendario.
Eppure
vorremmo.
Non è semplice accontentarci,
malattia dell’anima.
Perché, alla fine,
noi tutti
non siamo prosciutti.